venerdì, novembre 10, 2006

"Open your eyes America..."

"Do you know the cost of future misery?
Have you lost your sense of sustainability?
We are just a step away
From realizing what we strive to be
But weve got to break out
From this insulated, blind and lame senility
Wake up the new america wo-oh!
Transcend the mass hysteria wo-oh!
Change is the thing youre wary of wo-oh!
We need a new america wo-oh!
Laurels, human triumph
Bestowments from the past
Victories dont mean a thing
If they dont last
We are just marching toward extinction
With blinders on our eyes
Jeopardizing everything
Weve learned and come to realize
You call that wise?
Open your eyes america wo-oh!
See through the lies they tell to us wo-oh!
Confront the fears that worry us wo-oh!
We need a new america wo-oh!
We dont have to be afraid to re-invent
Weve got to start to build
Progress and implement"

Bad Religion, "New America"







Chissà se sarà la volta buona. Naturalmente non ci si aspetta un cambiamento radicale e istantaneo - l'America, per quanto finga di ignorarlo, ha una quantità di problemi e contraddizioni al suo interno e nei rapporti esteri che non basterebbe una bacchetta magica per dipanare la matassa. Però intanto, come sperava il mio amico Justin (e, a quanto pare, molti altri con lui e con me) ieri e oggi "quando abbiamo aperto gli occhi il mondo era diventato un posto lievemente migliore". Sic fuit: dimissioni di Rumsfeld, debacle presidenziale, conquista del seggio decisivo in Virginia per avere la maggioranza democratica sia alla Camera che al Senato. E se Boston pareva più interessata alle elezione del governatore dello stato (soprendente la quantità di cartelloni in favore del neonominato Deval Patrick che la gente ha esposto nel proprio front yard nei paesini in provincia come Newton), il motivo era semplicemente che il Massachusetts era considerato "safe democratic state": ora che le elezioni sono concluse l'entusiasmo si fa sentire anche fra i New Englanders più vicini alle loro origini puritane. Staremo a vedere che cosa succederà, intanto "Double U" si dichiara aperto ai suggerimenti dei democratici sulla questione irachena. La strada è lunga, ma bisogna pur cominciare da qualche parte. Mi piacerebbe fare un giro nel midwest o nel middle of nowhere degli stati centrali e sentire che ne pensano da quelle parti, perchè in fondo sono sempre stata in luoghi tradizionalmente democratici e ho conosciuto ben pochi supporters di Bush, sia quest'anno sia a Philadelphia. In compenso ieri, come mi faceva notare Stefano, abbiamo trovato lo zoccolo duro marxista dell'America moderna! Sono finalmente riuscita a mettere in atto il progetto di visitare Yale in vista dell'application che sto compilando - solo che naturalmente ho beccato la giornata più piovosa dell'anno! Sigh! Ringrazio quindi doppiamente Stefano che mi ha accompagnata in una New Haven più grigia del solito, ha sguazzato tutto il giorno nelle scarpe inondate e si è sorbito un ritorno sul bus Greyhound! La giornata è stata sicuramente produttiva, sono riuscita ad incontrare tre professori di American & Film Studies e a rivedere una delle professoresse a cui ero più legata a Penn, in più ho parlato con una ragazza al quarto anno del programma. L'esito dei vari colloqui è stato però ambiguo: non solo quella con cui ho parlato è *l'unica* studentessa iscritta al combined PhD, ma l'ammissione sembra impossibile sia se faccio domanda per entrambi, sia se chiedo solo American Studies (Yale è la più quotata nel campo). Dulcis in fundo: non sono solo 5 anni... ma 6 o 7, e per quanto il campus sia bello, New Haven è davvero bruttina, oltre ad essere fuori dal mondo! Due ore e mezza di treno (55$!!!) oppure 4 su un pullman che per andare a Boston ferma nei due casinò del Connecticut... immaginate che compagnia!!
Comunque se non altro sono anche riuscita ad incontrare Mattia, ex linguista che ora fa un dottorato in Italian Studies; in più per caso ho anche incontrato Chris, un ragazzo che avevo conosciuto l'anno scorso all'aperitivo del Centro Studi California a Bologna! Pazzesco! (Foto a destra) Altra nota esilarante della giornata: ognuna delle persone con cui abbiamo parlato ci ha proposto di andare a bere o mangiare qualcosa... così siamo finiti tre volte nello stesso bar e due nello stesso diner!
Prossima tappa: Providence, per visitare Brown (che promette molto meglio) e per aggiungere il Rhode Island alla lista degli States che ho visitato! :-)
Intanto sabato scorso sono andata alla presentazione di Emerson College, qui a Boston: decisamente interessante!! Lì farò domanda senz'altro, poi penso che lascerò che il destino decida per me perchè francamente il mio cervello è sovraccarico d'informazioni e non sono più in grado di fare scelte ragionate!
Fortuna che a portarmi una ventata di freschezza la settimana scorsa è venuta la MONNY!!! Yay! La mia prima visita dall'Italia... ok, è stata qui solo un giorno perchè prima era a New York, però sono stata troppo contenta! Lei e il suo ragazzo Enrico (Monny: seal of approval garantito, e non solo per la Gazzetta!!) sono arrivati (esausti) mercoledì sera dopo ore di guida sulla I-95, e si sono accampati nel mio salotto (provvidenziale il letto gonfiabile di Stefano! Foto a sinistra), poi il giorno dopo abbiamo fatto un po' di giri e naturalmente... shopping (foto a destra: a Quincy Market, davanti a Yankee Candle Company)! La Monny stava quasi per avere una crisi da voglio-tornare-a-vivere-negli-States... certo, San Diego e Boston sono diverse, ma certi particolari sono davvero pan-americani! La sera siamo andati a mangiare a Legal Sea Foods... noi siamo rimasti sul classico (salmone e sogliola), mentre Enrico ha preso un'aragosta, cibo tipico del Massachusetts... servito con tanto di bavaglio allacciato dal cameriere (foto a destra)!
Per il resto poche news, sono stata a due career fairs con scarsi risultati (però è stato divertente vestirsi da young professional! Foto a sinistra) e ho fatto un altro mini-round di shopping con Sita. Volevo cambiare il cappotto che ho comprato con uno in cui le cuciture resistessero più di cinque minuti, ma non ce n'erano più, quindi mi toccherà lavorare ancora sulle mie tecniche da sartina... grr! In compenso ho trovato un paio di snow boots che mi saranno utilissimi quando arriverà il temuto inverno del Massachusetts. Il tempo per altro è stranissimo, un giorno si gela e il giorno dopo ci sono 15 gradi... Nel frattempo il foliage avanza, nel corso delle mie peregrinazioni cittadine ho potuto vederne altri esempi, di cui aggiungo un paio di foto. Quella a destra è Trinity Church a Copley Square (il mio "nuovo posto preferito"! :-p), quello a sinistra è uno scorcio del Boston Common, il primo parco pubblico degli USA. Grazie tante, a quell'epoca le città erano paeselli, e "qui era tutta campagna"... cosa se ne facevano dei parchi pubblici? :-)
Bene, tempo di chiudere su questa perla di saggezza e andare a recuperare le lenzuola e il resto dall'asciugatrice...

Allie

PS: Dimenticavo il consueto appuntamento cinematografico: domenica scorsa, dopo una cena-raduno di italiani all'estero, io e Stefano abbiamo raggiunto Ruchir, Stan e altri per andare a vedere "Borat: Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhstan
" al cinema di Harvard Square. L'eponimo protagonista è un personaggio del comico inglese Sacha Baron Cohen, meglio noto (?) come Ali G. Nel film Borat, personaggio televisivo "di spicco" di un Kazakistan volutamente rurale, incestuoso e arretrato, viene inviato in America per girare un documentario da cui la sua nazione possa trarre insegnamento. Naturalmente le usanze "particolari" di Borat e del suo compare, la loro promiscuità e la loro scarsa dimestichezza con il bon-ton forniscono le basi per la stragrande maggioranza delle gag, che sono sì divertenti, ma a mio parere nettamente abusate. Ovviamente molte uniscono una comicità decisamente slapstick alla dimensione corporea, con risultati esilaranti ma che alla lunga stufano (anche se le risate del pubblico in sala sono rimaste costanti per tutta la durata del film). Nota positiva: le riflessioni indirette sull'estremismo della "greatest country in the world" - gli unici che si trovano d'accordo con Borat sono dei frat boys completamente wasted e sciovinisti che gli danno un passaggio durante il loro road trip, nonchè i membri di una congregazione fondamentalista (la sequenza sulla glossolalia è identica a quella di alcuni filmati che ci hanno mostrato al corso di antropologia a Penn!). Giudizio finale medio, non tanto perchè il film sia politically incorrect (un po' di bad humor ogni tanto piace, purchè fatto bene!), quanto perchè sinceramente l'ho trovato sopravvalutato e in parte ripetitivo. A vous le choix.

2 commenti:

Pluto ha detto...

wow ti piace scrivere ! i tuoi post sono immensi! :-)

Anonimo ha detto...

Solo un commento veloce veloce sulle elezioni: bisogna ammettere che la riconferma di Schwarzy ha riscaldato i cuori di tutti noi!

Up Governator!