lunedì, maggio 21, 2007

"...Can't Slow Down..."

Il titolo originale di questo post doveva essere "New York City... can't slow down..." (come inneggiava qualche band punk rock che ascoltavo anni fa... H2O? Agnostic Front? Non ricordo!). Volevo dedicare ampio spazio alle mie giornate in quel di Manhattan (e Brooklyn, a onor del vero!), perchè NYC resta sempre la città più incredibile del mondo e ci vorrebbero secoli per raccontare every "New York minute", come recitava una vecchia pubblicità di Sex & The City che mi è rimasta in testa.
Ma poi "il tempo passava con le stagioni a passo di giava, ed arrivai a [toccar la tastiera] in un bel giorno di primavera..." Insomma, da brava procrastinator non sono mai riuscita ad aggiornare il blog e nel frattempo ho accumulato mille altri frammenti di vita, verbali o visivi, mentalmente archiviati nella cartella "da uploadare" - cosa che, naturalmente, rendeva l'operazione di updating ancor più ardua. E che, tuttavia, rendeva anche il titolo del post ancor più esplicativo, quasi ai limiti del tautologico. Can't slow down - sono stata di nuovo presa dal vortice americano e ho ripreso a latitare telematicamente, tanto che varie persone mi hanno chiesto notizie, non trovandone qui. Wow, è bello sapere di avere lettori assidui! Grazie! Vedrò di recuperare in qualche modo, cercando di riassumere questo mese intenso e movimentato. Togliamoci subito il dente: anche se ormai lo saprete praticamente tutti, alla fine ho accettato il posto a Brown. Non che sia una cosa negativa, per carità. Un ottimo programma, finanziato in toto, con tanta libertà e un ambiente che pare davvero molto piacevole... Ma ho ancora paura, credo che sia un salto ancor più grande della partenza per Philly. Quello era un passo enorme, certo, e un anno mi sembrava così lungo... ma questo non è più un "intervallo" fra due tronconi di vita italiana. O meglio, lo è, o almeno cercherò di mantenerlo tale, ma cinque anni sono tanti, è davvero una scelta di vita, e la sottoscritta per certi versi sa essere decisamente commitment-phobic. A volte mi è difficile capire se la scelta che ho fatto è stata davvero consapevole e se sono semplicemente spaventata, oppure se piuttosto non ho sbagliato a non dar retta a timori ed insicurezze. Davvero, non lo so. Non so proprio dire se sia il sogno di una vita che si avvera (in fondo non ho mai pensato di fare carriera accademica finchè Penn non mi ha offerto una nuova prospettiva) o se sia un salto nel buio un po' incosciente. Però so che in questo periodo mi sono in parte ricaricata, e che quando partirò a fine agosto farò di tutto per affrontare la nuova avventura nel miglior modo possibile. Insomma, in qualche maniera sto cercando di venire a patti con la me stessa in fieri, quel curioso ibrido di passato, presente e futuro che ha bisogno di andare lontano per capire da dove viene, ma che non riesce comunque a intuire dove andrà. Mi sono detta che in fin dei conti nessuno mi costringe a star là, e se davvero non mi troverò bene prenderò armi e bagagli e me ne tornerò sui miei passi senza rimpianti. Ma prima farò di tutto per trovarmi bene, ad iniziare da queste settimane che sto dedicando ad organizzare la transizione in modo da renderla il più liscia possibile.
Ma andiamo con ordine, sono rimasta a più di un mese fa, quand'ero reduce dalla disavventura in motorino... inutile dire che nelle settimane successive ho avuto modo di apprezzare ancor di più la presenza dei miei genitori e dei miei amici, quindi ringrazio nuovamente tutti i visitatori e i compagni di tea parties e di film! Già, perchè ovviamente ne ho approfittato per recuperare un po' di pellicole temporaneamente accantonate, colmando qualche lacuna imperdonabile (cito fra tutti "Jules et Jim" - chapeau! - e "Full Metal Jacket", che avevo visto solo a pezzi) o dedicandomi a film di più bassa lega, ma che prima o poi avrei comunque guardato per kingofilia/horrormania ("La Tempesta del Secolo" - infinito! - e "Saw 3", che alla fin fine son contenta di non aver visto al cinema!). Poi pian piano fra fisioterapia e preparativi per il viaggio ho ripreso ad uscire, e fra un'altra cena in bruschetteria, un Cade e un'ultima serata di confidenze & confessioni con Davey (finalmente! Foto a sinistra) in men che non si dica è arrivato il 30 aprile, data fissata per la (nuova) partenza. Mille bagagli come sempre, ma se non altro aereo ad orari umani e viaggio relativamente smooth, con - udite udite! - un film almeno guardabile! "L'amore non va in vacanza", commediola leggera e prevedibile, ma perfetta per un volo transatlantico (e sempre meglio di "Step up" e "Dreamer" - non il quasi omonimo bertolucciano, ma un drammone da latte alle ginocchia tenuto in piedi da Dakota Fanning...).
Atterraggio sempre splendido al Logan, che ha la pista praticamente sull'oceano, poi immigration senza troppi problemi (anche se si sono stupiti che sia stata via "così tanto"... ufff!!)... ed eccomi di nuovo a riprendere le redini della mia mezza vita americana. Ritrovare Stefano, incredibile e quasi surreale, dopo quattro mesi... avevamo davvero bisogno di rivederci, anche se finora i suoi esami hanno limitato notevolmente il tempo insieme... poi rientrare nella mia casetta, che ora mi sembra più mia di quando sono partita (e che non vorrei dover lasciare, dopo aver visto certi postacci a Providence...), ritrovare tutte le cose che ho lasciato, i poster, le foto, i libri... ri-disporre tutto in una camera e un bagno che avevo lasciato incredibilmente in ordine, una tantum, rivedere "la vecchia Lindsay"... Non è stato esattamente come tornare a Philly dopo la breve pausa italiana, ma in parte ho provato la stessa situazione, come se stessi rimettendo piede in un settore della mia vita lasciato in stand-by.
Ma non mi sono data il tempo di rendermene davvero conto: il giorno dopo è arrivata Lisa, al suo battesimo yankee - concretizzatosi sin da subito negli assurdi estremi tanto cari a questo paese: ordinare una Coca Cola piccola (al ristorante messicano a Cambridge con Stefano e Ruchir) e vedersi portare un bicchiere enorme stracolmo di ghiaccio e con tanto di free refill. You gotta love the US. Dopo un dessert da Finale (delizioso, ma il posto è fin troppo chic... and pricey! Foto a destra) ecco l'esperienza della famigerata T (all'andata il 66 non si è nemmeno fatto attendere troppo... incroyable!): discesa forzata dopo ben una fermata, navetta fino al centro, altra metro... secoli per arrivare a casa! Un po' di sonno misto a sballamento da fuso orario (che io mi son giocata subito!) e via verso nuove avventure - nello specifico un mefitico pullman Fung Wah (o Fu Manchu, nella ridenominazione ad opera di Bolo - ovviamente!) alla volta della City!! Obiettivo: vedere il più possibile e massimizzare i giorni di Lisa in terra americana (nove, viaggi compresi). Quanto a me... è pazzesco, ormai sono stata a NYC svariate volte, complice la vicinanza da Philly e Boston, eppure ogni volta è come la prima volta, riesco sempre a restare incantata...
Il primo giorno, lasciati i bagagli nel nostro albergo molto funky e molto cool :-) (ok, non ce ne fregava niente, ma era un posto pulito, a Manhattan e con prezzi quasi ragionevoli, combinazione che non si verifica facilmente!), abbiamo raggiunto Bolo che casualmente si trovava a pochi isolati di distanza, sulla 51a est, per fare poi un lungo giro a Ground Zero e Battery Park (foto a sinistra, ovviamente con l'Empire sullo sfondo!) e finire nientemeno che al Living Theatre (foto a destra)! Ammetto che lo spettacolo ("The Brig") non era per tutti i palati e che francamente l'avrei apprezzato molto di più se fosse durato la metà (soprattutto perchè è basato sull'iterazione della stessa battuta... that's the point, I know, ma penso che l'intero pubblico sia rientrato in casa chiedendo "Sir, Prisoner #2 request permission to cross the white line, sir.")... però è stato veramente emozionante trovarmi catapultata all'improvviso nel bel mezzo di un fenomeno che studiavo dai tempi di Anglo 2, e sedere ad un metro da Judith Malina (che, diciamocelo, non fa una gran figura in sè, ma è pur sempre uno dei geni del teatro americano degli ultimi decenni!). E tutto per 5$!
Giorno successivo: Liberty Island per ammirare "la Signora" (foto a sinistra), anche se non siamo riuscite a salirci (cosa che avevo per altro fatto una decina d'anni fa coi miei!), poi Ellis Island che non avevo mai visto e che mi ha colpito molto, dico sempre che studiare l'immigrazione italiana negli States non è esattamente il mio campo, ma alla fine sento pur sempre una sorta di legame con i miei predecessori... Loro sì che avevano davvero coraggio, partivano con un biglietto di sola andata e si accalcavano nella Registry Room che oggi è il perno del museo dell'immigrazione (foto a destra)...
E tanto per passare da un estremo all'altro, dopo un pranzo nel mio amato Au Bon Pain, puntatina d'obbligo a Wall Street, foto di rito con il celeberrimo Charging Bull e via verso il ponte di Brooklyn... un po' una delusione, decisamente meglio da lontano! Un salto di corsa a vedere il Main Concourse di Grand Central, un'occhiata al Chrysler Building (foto a sinistra) e finalmente... Times Square! Credo che dopo il mio amato Empire sia il posto di New York che amo di più, in barba allo scintillio kitsch e al tripudio pubblicitario. La missione del momento era per altro quella di procurarci i biglietti scontati per un musical... operazione riuscita, dato che siamo riuscite a vedere A Chorus Line in prima fila a 20 dollari! Con noi è venuta anche Maya, che finalmente sono riuscita a rivedere nonostante i suoi mille impegni al Tribeca Film Festival! Una cena un po' deludente all'Hard Rock Café è stata compensata da un esauriente update, con tanto di cinegossip! Dopo un po' ci hanno raggiunte anche Bolo e i suoi amici (foto a sinistra: si prega di notare che sono di nuovo riuscita a bruciarmi... ma almeno NYC non è Galway! :-p).
Terzo giorno: palazzo delle Nazioni Unite (uno dei tanti tasselli che mi mancavano per comporre il quadro infinito e in costante mutazione della City; foto a destra: Security Council), Times Square di giorno (missione cartoline e souvenir, da brave turiste! :-) ), St. Patrick's Cathedral e... MoMA gratis! Ok, non c'era molto tempo ed eravamo comunque stravolte, ma è stato bello rivederlo dopo la chiusura per restauri e con un po' più di competenze artistiche rispetto a dieci anni fa. Su tutti ovviamente trionfano il buon vecchio Andy, per quanto con scarsa presenza (le Campbell soups e una Marilyn) e Magritte, in particolare "Les Amants" e "Le Faux Miroir". Dopo una cena con Vincenzo (finalmente!! Non ci vedevamo da Thanksgiving!)... momento magico. Il MIO Empire State Building! Lo so, il mio attaccamento all'Observatory è quasi cheesy. Ma avere New York ai miei piedi (o meglio, 86 piani più in basso!) è uno spettacolo veramente unico... ogni volta resto senza parole! Inutile dire che è dura selezionare solo tre foto fra tutte quelle che ho scattato (inclusa una panoramica formata da un trentina di scatti da tutti i lati!!)... ecco però a sinistra un assaggio di downtown Manhattan con il Flatiron District e il Financial District (dove una volta c'era il World Trade Center...), a destra Times Square e il Theater District e ancora a sinistra il Chrysler Building.
Quarto giorno: tappa a Madison Square Garden (niente di emozionante, in verità) e poi pranzo a Washington Square (dove Lisa si è ufficialmente innamorata dei diners!) insieme a Max, amico di Philadelphia che non vedevo da secoli! Un giretto nello spazio verde che riempie la piazza... come preparazione per IL parco per antonomasia: non poteva mancare una tappa a Central Park (a destra), con puntata a Strawberry Fields! Il Met però l'abbiamo visto solo da fuori - e meno male, non basterebbe una settimana per visitarlo tutto! Però conto di tornarci in futuro, ricordo che anni fa mi era piaciuto veramente tanto! In compenso però non ci siamo fatte mancare un salutino al Rockefeller Center (a sinistra), anche se senza il corredo natalizio e senza la pista da pattinaggio si perde un po' della sua essenza...
Dulcis in fundo: checkout dall'albergo e spostamento a Brooklyn da Vincenzo (che ringrazio pubblicamente per averci accolte! Foto a destra). Un salto ad una festa organizzata all'interno del Brooklyn Museum (uno spaccato della comunità locale, davvero interessante nonostante la spossatezza!), una cena tardiva e... collasso, eravamo proprio al limite delle forze! Ma per New York questo ed altro! Il giorno dopo è passato in fretta tra relax e rientro a Boston, lasciandoci un po' di respiro per affrontare il sightseeing bostoniano, fra Copley Square, che adoro, il Boston Common e il resto del Freedom Trail, con puntate a Cambridge e sul Long Wharf a salutare l'Atlantico. Un bel fondue party a casa nostra che mi ha permesso di passare un po' di tempo con Lindsay e radunare le amiche prima che partissero (Channtal è tornata in Brasile, Katelyn in Colorado), un po' di shopping, un'altra serata soft... ed ecco che Lisa era di nuovo su un aereo, e io mi sono lanciata nella missione alloggio. Praticamente ho fatto la pendolare fra Boston e Providence, rendendomi conto che farlo in pianta stabile è improponibile (almeno per la sottoscritta!) e associandovi un umore altrettanto altalenante. Il primo giorno ho visto dei postacci orribili e ho scoperto che l'offerta corsi è davvero limitata per il primo anno... mi sono un po' depressa, ma poi pian piano mi sto ricaricando, ho trovato casa per me ed Elena (futura collega e coinquilina!) e nonostante una recente incursione da parte di un serial thief di laptops credo che alla fine ci sistemeremo lì, ricordando però di non togliere le sbarre dalle finestre come avevano fatto gli attuali inquilini. Già, mi toccherà abituarmi a stare al piano terra, per altro in una di quelle case americane che, come dice Elena, sembrano fatte di cartapesta. Però il posto è accogliente, economico, vicino al dipartimento e nel quartiere più sicuro di Providence... insomma, andrà benone per un po' e poi vedremo! Intanto all'università ho conosciuto un po' di gente, l'ambiente è piuttosto ristretto ma sembra anche molto gradevole... e mi hanno persino dato le chiavi del dipartimento! Dovevo aspettarmelo, ma dopo tutto sono appena uscita dal sistema italiano...
I giorni sono veramente volati fra la ricerca della casa e le questioni burocratiche, poi questo weekend è venuto a trovarmi Bolo e fra qualche giro sotto l'acqua (solito tempo del Massachusetts: la settimana scorsa eravamo arrivati a 33 gradi, ieri ce n'erano una decina e diluviava!), qualche sortita nei pub di Allston (con il mio pazzo amico Tony, che Bolo ha cercato di convincere dell'insuperabilità di... Angela Lansbury! :-) ) e i servizi notturni di History Channel siamo già a domenica notte... o meglio lunedì mattina, perchè come al solito ho sforato ogni limite (e il primo trolley della giornata ne sancisce l'innegabile verità!). Chiudo qui, per il momento, mandando un saluto a tutti in attesa di vedervi di persona fra meno di una settimana!

Allie