venerdì, marzo 27, 2009

Charging Up

"There's more to living than only surviving
Maybe I'm not there, but I'm still trying..."

-The Offspring, Staring At The Sun

Chi mi conosce sa che rappresento un curioso mix di organizzazione e caos, di ordine e confusione, e che anche se in genere non mi dà fastidio che la mia scrivania sia sepolta da libri e incartamenti vari o che il mio armadio sia pieno di cose che non metto da secoli, allo stesso modo impazzisco per il color-coding e per i grandi progetti di riordino mentale e fisico. Progetti che solo di rado riesco a portare a termine, ma in cui mi lancio ogni volta con rinnovata energia. Nel retrobottega del mio cervello c'è da tempo un embrione di percorso di decluttering, che tuttavia non ho ancora avuto modo di far crescere a dovere. Probabilmente perchè nonostante tutto la fase di assestamento non accennava a concludersi e mi veniva più naturale vivere un po' in prestito, come se il mio mondo non fosse stato davvero mio. Non credo che da fuori si notasse molto, a parte la grande rivoluzione del lavoro in ufficio ho continuato a fare le stesse cose, a vestirmi allo stesso modo, a mantenere le stesse idiosincrasie. Recentemente mi è capitato di dire a una persona che mi è molto vicina che prima o poi "avrei ripreso le redini della mia vita qui", suscitando una perplessa ma rassicurante risposta: "Ma guarda che non le hai mai perse!". Non è vero. Non del tutto, almeno. Dare un colpo al cerchio e uno alla botte è quasi difficile quanto scegliera fra l'uno e l'altra.. Ora le circostanze in qualche modo hanno deciso per me. Non vengo certo a dire che sia stata tutta una casualità, nè che il responso dell'oracolo USCIS sia stato inaspettato, e mentre cerco di elaborare il "divorzio" americano definitivo ringrazio anche per la limitazione della possibilità di scelta. Certo, penso spesso all'Altra Vita, non tanto quella che mi sono lasciata alle spalle, quanto a quella costituita da tutte le "potenzialità inespresse", tanto per citare qualcuno, che sicuramente mi si sarebbere presentate "più di là che di qua". Per non parlare di tutte le piccole yankee-erie che tanto amavo e che avevo assorbito alla perfezione, perchè, in barba a tutto quello che io stessa ho criticato dell'(effettivamente) illogico mondo americano, di tutte le sue incongruenze e disparità, la land of opportunities mi aveva offerto tanto, sia su un piano universalmente accettabile, sia a livello di preferenze personali, talvolta poco condivisibili. Bene. Ho preso decisioni giuste e decisioni necessarie. Il mio futuro al momento è qui, ma tutta quell'italianità che avevo riscoperto da lontano non è più così scintillante. Solito problema della mia perenne ricerca dell'Altrove? No, stavolta non lo credo. Quello che ho ritrovato, eccezion fatta per una cosa fondamentale e irrinunciabile, non è decisamente quello che avevo lasciato, non si avvicina neppure all'entità oggettiva sfrondata di ogni patina dorata, di ogni fiocchetto rosa. Sarebbe davvero il momento di riprendere il largo, ma naturalmente, mutatis mutandis, una qualsiasi mossa di questo calibro andrebbe pianificata con molta più cura. Verrà il momento, se è giusto che venga. Ma adesso che la primavera ci impone di scrollarci di dosso il torpore invernale, in qualsiasi sua forma, mi sembra un momento appropriato per riprendere davvero in mano la situazione qui. Il primo passo sarà una mia personalissima interpretazione di feng shui: voglio smettere di sentirmi "di passaggio" nella mia stessa camera, dalla cui massa informe sostanzialmente estraggo di volta in volta i vestiti e gli oggetti che mi servono, e cominciare a rendere l'ambiente in cui vivo più in sintonia con me stessa. Ma prima ancora voglio mettere in carica tutti i dispositivi che lo permettono: potrà sembrare assurdo, ma trovarmi in treno con l'iPod in fin di carica è stato una sorta di giro di boa. Pur nel caos che ha sempre regnato nei luoghi in cui ho vissuto, le pile scariche reali sono sempre state il correlativo oggettivo di quelle interiori. Time to charge up, dunque.

Allie