Don't know who I am before I roll the dice..."
Millencolin, "Random I Am"
Qualche giorno (notte) fa ho scritto una lettera a un caro amico. Sì, d'accordo, era un'e-mail, ma aveva il profumo e la lunghezza di una missiva vergata a mano e macchiata dell'inchiostro notturno dei pensieri tanto confusi quanto profondi dell'insonnia e dell'introspezione. Fra le altre cose ho buttato lì una frase scaturita quasi sua sponte, che riassume il lingering feeling che mi accompagna in questo periodo. "Ho paura di tornare indietro sul tabellone invece di tirare il dado e proseguire." Metafora banale, forse, ma efficace per molti versi. Il caroamicotiscrivo me l'ha giustamente rilanciata, perchè la tenessi a mente e perchè mi adoperassi per tirarlo, quel dado. Me la appunto qui, non per autocompiacimento, ma perchè a volte fa davvero bene ricordarsi del proprio senso di marcia.
Qualche giorno (notte) fa ho scritto una lettera a un caro amico. Sì, d'accordo, era un'e-mail, ma aveva il profumo e la lunghezza di una missiva vergata a mano e macchiata dell'inchiostro notturno dei pensieri tanto confusi quanto profondi dell'insonnia e dell'introspezione. Fra le altre cose ho buttato lì una frase scaturita quasi sua sponte, che riassume il lingering feeling che mi accompagna in questo periodo. "Ho paura di tornare indietro sul tabellone invece di tirare il dado e proseguire." Metafora banale, forse, ma efficace per molti versi. Il caroamicotiscrivo me l'ha giustamente rilanciata, perchè la tenessi a mente e perchè mi adoperassi per tirarlo, quel dado. Me la appunto qui, non per autocompiacimento, ma perchè a volte fa davvero bene ricordarsi del proprio senso di marcia.
Allie