Sin dall'inizio di quest'avventura scrittoria ho specificato che non sarei riuscita a garantire alcuna regolarità nell'aggiornamento del blog: gli impegni sono sempre in crescita, fuck-aldo, siamo tutti ciclotimici e via dicendo, ed ecco che ancora una volta sono secoli che non scrivo nulla. Fra i tanti motivi contingenti, self-evident e (si spera) non perpetui, ci tengo però a segnalare uno dei progetti principali che hanno assorbito le mie parole negli ultimi due anni e mezzo: Cinema Errante, un meraviglioso viaggio alla deriva in compagnia di tanti blogger di talento, alla scoperta di cinema, serie televisive, musica, teatro e "altri rimedi per perdersi". Ne ho parlato anche nel post precedente, ma riprendo l'argomento perché grazie a questo percorso ho imparato a riflettere meglio sui testi audiovisivi che continuo ad assorbire ininterrottamente, oltre ad aver conosciuto ottimi recensori, alcuni dei quali sono anche diventati amici importanti. I miei articoli sono qui, se avete voglia di leggerli, ogni commento sarà gradito!
"Life's A Journey, Not A Destination..."
lunedì, agosto 05, 2013
mercoledì, aprile 25, 2012
E-flat diminished ninth
Non ho mai preteso di essere in grado di aggiornare regolarmente questo blog: così come so essere sheldonianamente ossessivo-compulsiva in determinati ambiti (i libri catalogati in ordine di edizione, i tè divisi per contenuto di teina), in altri sono assolutamente, irrimediabilmente incostante ("wanderingallie" mica per niente :-)). Nonetheless, è anche vero che in questi due anni non ho quasi scritto una virgola. I motivi sono tanti, prima di tutto il dottorato, che mi assorbe moltissimo sia per le attività che implica (come l'insegnamento), sia perché la mia ricerca si integra talmente bene con i miei interessi che alla fine non spengo mai il cervello e leggo e assorbo tutto con occhio "clinico". Per certi versi è meraviglioso, per altri invece non si riesce mai a staccare sul serio e mentre cercavo il mio equilibrio (che sono ben lungi dall'aver trovato :-)) ho finito per modificare i modi in cui esternavo i miei pensieri. Poiché questo blog è nato più come un luogo dove raccontare esperienze di vita all'estero (variazione sul tema: "wanderingallie" mica per caso) e tentativi di convincere me stessa che There's No Place Like Home (con scarso successo!), è andata a finire che nell'ultimo periodo, fondamentalmente stazionario dopo uno splendido semestre londinese, ho sentito meno il bisogno di esprirmermi attraverso questo canale. In buona parte anche perché, last but not least, da un po' più di un anno scrivo per Cinema Errante, una testata web di cinema, serie tv, fumetto, animazione e teatro che mi ha dato tantissime soddisfazione, sia perché è cresciuta tantissimo grazie al solo impegno di noi blogger, senza spinte esterne, sia perché finalmente mi sono decisa a pormi obiettivi più concreti di scrittura (che potete trovare su http://www.cinemaerrante.it/author/alice-casarini/). E scrivere di cinema e di TV(e magari un giorno *per* cinema e TV) è un po' la mia E-flat diminished ninth (se riconoscete la citazione senza googlarla siete invitati alla prossima maratona).
Un aiutino (ma solo perché ho l'animo della groupie):
Go Dingoes! :-)
Un aiutino (ma solo perché ho l'animo della groupie):
Go Dingoes! :-)
Allie
mercoledì, settembre 14, 2011
TPS
"And I want life in every word to the extent that it's absurd
I know you're wise beyond your years, but do you ever get the fear
That your perfect verse is just a lie you tell yourself to help you get by?"
Allie
I know you're wise beyond your years, but do you ever get the fear
That your perfect verse is just a lie you tell yourself to help you get by?"
Allie
lunedì, dicembre 06, 2010
Random I Am - Of Dice and Boards.
"Every morning, it's a new surprise
Don't know who I am before I roll the dice..."
Don't know who I am before I roll the dice..."
Millencolin, "Random I Am"
Qualche giorno (notte) fa ho scritto una lettera a un caro amico. Sì, d'accordo, era un'e-mail, ma aveva il profumo e la lunghezza di una missiva vergata a mano e macchiata dell'inchiostro notturno dei pensieri tanto confusi quanto profondi dell'insonnia e dell'introspezione. Fra le altre cose ho buttato lì una frase scaturita quasi sua sponte, che riassume il lingering feeling che mi accompagna in questo periodo. "Ho paura di tornare indietro sul tabellone invece di tirare il dado e proseguire." Metafora banale, forse, ma efficace per molti versi. Il caroamicotiscrivo me l'ha giustamente rilanciata, perchè la tenessi a mente e perchè mi adoperassi per tirarlo, quel dado. Me la appunto qui, non per autocompiacimento, ma perchè a volte fa davvero bene ricordarsi del proprio senso di marcia.
Qualche giorno (notte) fa ho scritto una lettera a un caro amico. Sì, d'accordo, era un'e-mail, ma aveva il profumo e la lunghezza di una missiva vergata a mano e macchiata dell'inchiostro notturno dei pensieri tanto confusi quanto profondi dell'insonnia e dell'introspezione. Fra le altre cose ho buttato lì una frase scaturita quasi sua sponte, che riassume il lingering feeling che mi accompagna in questo periodo. "Ho paura di tornare indietro sul tabellone invece di tirare il dado e proseguire." Metafora banale, forse, ma efficace per molti versi. Il caroamicotiscrivo me l'ha giustamente rilanciata, perchè la tenessi a mente e perchè mi adoperassi per tirarlo, quel dado. Me la appunto qui, non per autocompiacimento, ma perchè a volte fa davvero bene ricordarsi del proprio senso di marcia.
Allie
domenica, dicembre 05, 2010
Hypodermic
"Doesn't matter who you've been
You're reaching in but you don't know where to begin..."
The Offspring - "Hypodermic"
Mentre scrivo di stereotyping and sense-making per qualche astruso motivo mi torna in mente questa vecchia canzone dei miei beneamati Offspring, una traccia forse sconosciuta a chi non si è spinto indietro oltre Smash e Ixnay, ma che a me è rimasta impressa. Eccomi di nuovo a tirare le somme, o quasi, di un altro intenso periodo all'estero. Il tutto mentre cerco di addentrarmi nei meandri della teoria dell'identità sociale, almeno quel tanto che basta per fornire un framework teorico alle mie analisi cinematografiche. (Ri)partire implica certamente rimettersi in discussione... ma (ri)tornare spesso è ancora più complesso... uno si plasma un'identità "nuova" in virtù di tutte le esperienze e le persone che incontra sul suo cammino, ma poi si ritrova all'improvviso a dover fare i conti con la (le) identità precedenti, custodite nei luoghi e nelle memoria collettiva (almeno di quelli che ancora si ricordano di lui!). E allora it "doesn't matter who you've been", or does it? Conta solo quello che si era prima, nel luogo a cui si fa ritorno? E che fare di quello che si è stati nel mezzo, nell'altrove spaziale e mentale? Francamente stavolta mi sento ancora meno in grado di rispondere. Passare qualche mese all'estero per certi versi è una magnified projection della fugace esperienza dell'altrove regalato da un libro o da un film: certo, è vita vera, a volte anche complicata da tutta una serie di questioni organizzative che ne rallentano la realizzazione vera e propria, ma contiene anche la dimensione dell'esplorazione, della possibilità, una gamma di opzioni che magari nel mondo "normale" non si prenderebbero nemmeno in considerazione o non esisterebbero tout court. Ecco, per la prima volta da quando ho cominciato a spostarmi sul serio ho cominciato a considerare la mia città d'origine come *una* tra le possibilità, non *la* mia dimensione di default. Me ne sono stupita io stessa, ho sempre visto il rientro come una normale conclusione del percorso, a volte anzi l'ho ricercato perchè provavo il desiderio di riappropriarmi di una realtà che sentivo molto più mia di quella in cui mi ero proiettata e con cui faticavo a venire a patti. Stavolta invece temo il pigeonholing che potrebbe aspettarmi, temo quel mondo lavorativo-accademico che ho sempre saputo ostile ma che ora più che mai mi sembra veramente saturo, inespugnabile e malato. Non che qui sia tutto rose e fiori, se non avessi la maggiorazione della borsa di studio probabilmente avrei dovuto far fagotto in quattro e quattr'otto, visto il costo della vita londinese, e tuttavia, anche se studenti e ricercatori sono in subbuglio anche qui, in qualche modo mi sembra che ci sia un minimo di respiro in più (ok, il termine di paragone rende tutto migliore...). Del resto mi sono resa conto da poco dell'ironia di vivere a Barons Court... nomen omen? Boh, quasi quasi ci spero, almeno avrei un mazzo di chiavi per entrare!
The Offspring - "Hypodermic"
Mentre scrivo di stereotyping and sense-making per qualche astruso motivo mi torna in mente questa vecchia canzone dei miei beneamati Offspring, una traccia forse sconosciuta a chi non si è spinto indietro oltre Smash e Ixnay, ma che a me è rimasta impressa. Eccomi di nuovo a tirare le somme, o quasi, di un altro intenso periodo all'estero. Il tutto mentre cerco di addentrarmi nei meandri della teoria dell'identità sociale, almeno quel tanto che basta per fornire un framework teorico alle mie analisi cinematografiche. (Ri)partire implica certamente rimettersi in discussione... ma (ri)tornare spesso è ancora più complesso... uno si plasma un'identità "nuova" in virtù di tutte le esperienze e le persone che incontra sul suo cammino, ma poi si ritrova all'improvviso a dover fare i conti con la (le) identità precedenti, custodite nei luoghi e nelle memoria collettiva (almeno di quelli che ancora si ricordano di lui!). E allora it "doesn't matter who you've been", or does it? Conta solo quello che si era prima, nel luogo a cui si fa ritorno? E che fare di quello che si è stati nel mezzo, nell'altrove spaziale e mentale? Francamente stavolta mi sento ancora meno in grado di rispondere. Passare qualche mese all'estero per certi versi è una magnified projection della fugace esperienza dell'altrove regalato da un libro o da un film: certo, è vita vera, a volte anche complicata da tutta una serie di questioni organizzative che ne rallentano la realizzazione vera e propria, ma contiene anche la dimensione dell'esplorazione, della possibilità, una gamma di opzioni che magari nel mondo "normale" non si prenderebbero nemmeno in considerazione o non esisterebbero tout court. Ecco, per la prima volta da quando ho cominciato a spostarmi sul serio ho cominciato a considerare la mia città d'origine come *una* tra le possibilità, non *la* mia dimensione di default. Me ne sono stupita io stessa, ho sempre visto il rientro come una normale conclusione del percorso, a volte anzi l'ho ricercato perchè provavo il desiderio di riappropriarmi di una realtà che sentivo molto più mia di quella in cui mi ero proiettata e con cui faticavo a venire a patti. Stavolta invece temo il pigeonholing che potrebbe aspettarmi, temo quel mondo lavorativo-accademico che ho sempre saputo ostile ma che ora più che mai mi sembra veramente saturo, inespugnabile e malato. Non che qui sia tutto rose e fiori, se non avessi la maggiorazione della borsa di studio probabilmente avrei dovuto far fagotto in quattro e quattr'otto, visto il costo della vita londinese, e tuttavia, anche se studenti e ricercatori sono in subbuglio anche qui, in qualche modo mi sembra che ci sia un minimo di respiro in più (ok, il termine di paragone rende tutto migliore...). Del resto mi sono resa conto da poco dell'ironia di vivere a Barons Court... nomen omen? Boh, quasi quasi ci spero, almeno avrei un mazzo di chiavi per entrare!
Allie
lunedì, ottobre 11, 2010
PhD-ing in Britain
giovedì, agosto 19, 2010
Unfinished Business
Ne' la ricerca, ne' i lavori freelance hanno mai veramente fine. Shame on me per essermi portata dietro un sacco di roba arretrata, ma anche volendo non avrei avuto modo di smaltire tutto prima della partenza... e se non altro, anche se passo secoli incollata al computer come al solito, quando esco dal laboratorio e' tutta un'altra cosa avere Londra intorno... Il progetto a cui accennavo nell'ultimo post (ormai datato) e' andato in porto, tra frenetici preparativi, innumerevoli problemi con l'alloggio (altra cosa che non ha mai fine!) e smaltimento traduzioni, trascrizioni, sottotitolaggio, paper... Insomma, estate molto piena, ma nel complesso sono davvero felice della trasferta britannica. L'Inghilterra resta sempre il primo amore, anche se dovendo scegliere temo di propendere comunque per quella "Nuova"... Spero di aver tempo di parlare meglio della mia vita qui, ma temo di dover rimandare al post-Torino... ironia della sorte, eccomi di nuovo alla volta di questa bella citta', pronta (no, questo non e' vero!) per un'altra bella conferenza. Il che implica che smetta di scrivere qui e torni al mio paper in fieri!
Allie
Allie
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