lunedì, novembre 27, 2006

Una Dedica


Ho voluto creare un post a parte per mandare un saluto a persone che per me sono davvero speciali... Martedì ci sarà la première di questa nuova serie, che, com'è facile intuire, non mi perderò di certo! Naturalmente, come Charro mi fa notare, "quelli della foto sono un po' troppo American style, gli originali sono MOLTO meglio"... ma è il concetto che conta! E nel caso la tagline non si leggesse bene... "Men come and go, but your Boys are forever"!!
Aggiungerei che vi adoro e che mi mancate troppo, ma immagino che lo sappiate già...

Allie

PS: http://adsupport.myspace.com/modules/common/pages/advertisers/
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(da scrivere tutto attaccato!)

"...Where 7th Avenue meets Broadway..."

Quante cose da raccontare e quanto poco tempo... sono alle prese con il soggetto del mio progetto di sceneggiatura che andava spedito via mail... ehm, ieri sera! In realtà degli altri sei del mio gruppo solo due hanno mandato le loro bozze e una terza si è proprio ritirata dal corso... Insomma, non andrebbe così male se non fosse che non sono del tutto soddisfatta della mia storia! Mannaggia a tutti i film horror che guardo, l'elemento "disturbing" si infiltra anche in progetti che ricercavano un'inquietudine completamente diversa! Vabbè, staremo a vedere che ne salta fuori... Intanto sto nuovamente spostando il focus sulla poesia, visto che devo produrre writing samples a tutto andare per le applications... E visto che mi sono letteralmente innamorata del programma di Literary Arts di Brown. Martedì sono stata a Providence con Sita, ho visitato il campus e parlato coi professori... il Master of Fine Arts di cui sopra è semplicemente perfetto, nonché finanziato. Piccolo particolare: acceptance rate del 2%, e la mia application al momento è alquanto debole (per giunta per questo specifico programma non serve nemmeno il GRE, che invece poteva darmi qualche punto in più, se non altro per dimostrare che so scrivere in inglese anche se non sono native speaker). Anyway, oltre a quello ci sono altri tre programmi davvero interessanti... mamma mia quanta scelta! Il posto è delizioso, a u ancor più di Starbucksn'ora da Boston e sulla cosiddetta "Commuter Rail", il che implica una spesa di 12$ A/R invece che un centinaio (Yale)! Il campus ricorda un po' Penn (il che per me è una gioia :-p) e un po' Harvard, i professori sono stati tutti disponibilissimi, l'ambiente sembra davvero accogliente e, come chi conosce l'America e la sottoscritta potrà notare nella foto a destra, c'è perfino un Au Bon Pain (una catena che adoro ancor più di Starbucks!).
Ma Providence non è stato l'unico viaggio di questa settimana... finalmente sono riuscita a tornare nella mia amatissima New York, che ogni volta mi sorprende e mi conquista ulteriormente... E' stato arduo scegliere una citazione per introdurla, alla fine ho dato spazio ai Pet Shop Boys (da "New York City Boy") perchè in effetti ho passato molto tempo appunto dove la Settima Avenue incontra Broadway (aka Times Square!!), ma erano in lizza anche "Don't you love New York in the fall?" (da "You've got m@il", scartata perchè in effetti il clima non è stato dei migliori) e soprattutto "Today's the Macy's Day Parade", dai Green Day. Già, perchè sebbene la parata che ha raggiunto quest'anno la sua ottantesima edizione sia in sostanza un'immensa operazione pubblicitaria (fra gli enormi "floats", pupazzi gonfiabili usati come carri da carnevale, presenziano ad esempio -orrore, orrore- Ronald McDonald e l'omino Pillsbury, una sorta di Piccolo Mugnaio Bianco), alla fin fine la manifestazione è ormai un'istituzione americana quasi quanto il tacchino ripieno, e da tempo mi riproponevo di andare a vederla un anno (con sguardo da antropologa-sociologa, ovviamente :-p). E così ecco che io e Stefano ci siamo fatti le nsotre brave 5 orette sul pullman dei cinesi (30$ andata e ritorno!) e siamo arrivati nella città che non dorme mai, puntando subito verso Brooklyn per lasciare gli zaini a casa di Vincenzo, che ringrazio ancora di cuore per l'ospitalità e soprattutto per la compagnia!! Poi di nuovo rotta verso il centro, per passare un'oretta con Margherita. Trovarci in Times Square è stata veramente un'esperienza surreale: eravamo a due Starbucks diversi e camminavamo l'una verso l'altra cercando di darci indicazioni via telefono... ma è quasi impossibile trovare punti di riferimento che spicchino in un luogo dove TUTTO brilla, luccica, si muove, scintilla, inclusa la fermata della metropolitana! Alla fine ce l'abbiamo fatto, ma purtroppo il tempo è volato fra drinks caldi per me e Stefano (resistere a Starbucks sotto Natale è impossibile: nuovo tè speziato "Joy" e ottimo simil-cappuccino "Gingerbread Latte"), pizza per Margherita e soprattutto tante chiacchiere concitate nel tentativo di aggiornarci su tutto... Davvero un peccato averla dovuta accompagnare così presto a Port Authority a prendere il bus per Philly (lieve invidia, però :-p), ma ci rifaremo a Natale!!!
La nostra serata è proseguita con una puntata da Toys R Us... ebbene sì, un negozio di giocattoli, che però è quasi un parco di divertimenti, con tanto di ruota panoramica! Dopodichè serata al Greenwich Village, in zona NYU; cena e drinks con Vincenzo e Maya, che finalmente sono riuscita ad incontrare dopo mesi di comunicazione telematica. Maya (italiana anche lei) ha fatto il master che mi interessa a BU e ora è intern al Tribeca Film Festival... unpaid, ma intanto almeno si guarda un sacco di film!!
La mattina fra una cosa e l'altra siamo arrivati verso la fine della parata (per una volta non era nemmeno colpa mia! Giuro!), ma in fondo non è stato un male perchè di pioggia ne abbiamo preso comunque tutto il resto della giornata! (Foto a sinistra: Garfield; a destra il Polar Express!). La solita organizzazione americana ci ha fatti poi sentire un po' come criceti in gabbia: percorso obbligato per permettere a tutti di vedere qualcosa... ma non ci si poteva fermare un momento! Comunque nel complesso sono stata soddisfatta, anche se non siamo riusciti a vedere il float di Snoopy!
Una volta finito il tutto (e in verità l'entusiasmo è scemato rapidamente tra la folla infreddolita) abbiamo cercato con scarso successo qualche musical pomeridiano (e abbordabile) e siccome anche i musei erano chiusi abbiamo finito col girovagare per Midtown, sguazzando nelle scarpe zuppe... ma per New York questo e altro!! Un giretto per Bryant Square, da cui si vedeva il mio Empire avvolto nella nebbia... poi tappa fondamentale al Rockefeller Center, che adoro, come ben saprete... angioletti vari e altre decorazioni natalizie cominciavano a far capolino, ma L'Albero (Dave: Home Alone 2 questo 24?) era ancora spoglio... mi toccherà proprio tornare a dicembre quando sarà illuminato! ;-) Dopo pranzo (all'interno del Rockefeller) Vincenzo ci ha dovuti salutare, diretto ad una cena di Thanksgiving; noi abbiamo tentato di visitare il Museum of Television and Radio, ma visto che anche quello era chiuso abbiamo fatto un giretto a Central Park, che riesce ad offrire scorci carini anche in una giornata così grigia e nebbiosa! Da lì siamo arrivati a Columbus Circle, da cui siamo ripartiti in direzione Chinatown... ed eccoci di nuovo sul pullman, sigh! Toccata e fuga, insomma, visto che entrambi avevamo mille impegni, ma ne vale sempre la pena... e non vedo l'ora di tornare! Ora invece sarà meglio che torni alla mia sceneggiatura...
A prestissimo,
Allie

mercoledì, novembre 22, 2006

Fare thee well, good old Bob.

Ieri si è spenta una delle stelle più brillanti del firmamento cinematografico, e, pur nel mio piccolo, non potevo non offrirgli un tributo (sperando che non me ne voglia, visto che in "Radio America" G.K. dichiara "Io non faccio elogi funebri".).
Non posso dire di conoscere bene Robert Altman, ma già quel poco che ho visto della sua filmografia mi ha permesso di inviduarne l'acutissima percezione di luci ed ombre del mondo statunitense e la tecnica magistrale con cui "l'action painter del cinema americano" riusciva a rendere il tutto sullo schermo. Lo stesso "Radio America", poi, mi ha letteralmente incantata. Un'uscita di scena impeccabile, degna della filosofia del film, secondo cui "Every show is your last show" (sempre G.K. - di cui per caso ho comprato un libro proprio oggi); il perfetto coronamento di una carriera tanto superba da meritare l'Oscar agli scorsi Academy Awards. Altman aveva 81 anni e solo da pochi mesi aveva deciso di svelare di aver subito un trapianto cardiaco dieci anni prima, tanta era la verve che ha conservato fino all'ultimo. Da ammirare e prendere come esempio, sotto ogni aspetto.

"From this valley they say you are going
We will miss your bright eyes and sweet smile
For they say you are taking the sunshine
That has brightened our path for a while"

Da "Red River Valley", folksong parte della colonna sonora di "Radio America".

Allie

PS: Brown: sono completamente overwhelmed... ne scriverò appena metto in ordine le idee.

lunedì, novembre 20, 2006

November Rain

Questa settimana è stata piuttosto gloomy, meteorologicamente parlando. Chi mi conosce sa che solitamente la pioggia non mi dispiace affatto (a parte quando mi tocca sguazzare per le strade di New Haven!), ma devo ammettere che il cielo visto dal mio terrazzo in questi giorni è stato particolarmente apocalittico. Poco male, a dir la verità, visto che ho passato la maggior parte del tempo davanti al computer (come se fosse una novità) a tradurretradurretradurre (maledetta Ann Radcliffe!) e ad occuparmi delle applications. In qualche modo sto cercando di venire a capo almeno della lista definitiva di programmi che mi interessano... al momento la pole position se la giocano Emerson e Brown, ma con i miei continui ripensamenti e le cose che scopro giorno per giorno il progetto è ancora passibile di totali sconvolgimenti. Sto comunque entrando nella fase critica... prima deadline: 15 dicembre... Ho i transcripts, ma mi mancano ancora i reports del TOEFL e del GRE da ordinare, le lettere di presentazione, gli essays e soprattutto i writing samples... aiuto!! Il lato positivo è che mi sono rimessa a scrivere, cosa che non facevo da tempo se non per motivi accademici o legati ad Internet. Il lago negativo è che come al solito sono in ritardo su tutto e non so più che pesci pigliare! Intanto immagino che chi è sulla mia stessa barca abbia già ultimato quasi tutto... vero Marghe? Edoardo? (Ora non potete esimervi dal commentare :-p)
Per il resto poche nuove, proprio quando avevo giudicato vano ogni tentativo di trovare un lavoretto ho deciso di postare un annuncio "a caso" su craigslist e ho già avuto due risposte! Ovviamente adesso non ho più tempo... ma chissà, vedremo come andrà a finire!
Comunque questa settimana sono riuscita a fare anche un po' di cose non accademiche, yoga e nuoto (ma la piscina con idromassaggio è decisamente meno rilassante quando compaiono un americano "super-sized" e una signora giapponese flaccida :-) ), corso di screenwriting (meno male che non era il mio turno di presentare il treatment perchè il mio progetto è ancora in fasce!) e, finalmente, "The Departed". Era una vita che volevo vederlo, e ci sono riuscita per caso, dato non c'erano più posti per l'anteprima gratuita di "Fast Food Nation" che volevamo vedere. Così la povera Sita, che era già in sala, si è vista il film da sola e non l'ha nemmeno apprezzato molto, mentre io e Stefano ci siamo tuffati nella Boston di Scorsese. Il film in sè mi è piaciuto molto (e non per qualche strano ritorno di fiamma post-adolescenziale... anche se bisogna ammettere che Leonardo DiCaprio E Matt Damon nello stesso film non sono certo da buttar via :-p ), ma vederlo proprio qui dov'è ambientato è tutta un'altra storia. Se già mi esaltavo a trovare legami con Philadelphia (vero Boss? Quasi quasi mi lanciavi i popcorn in testa quando ho scovato un riferimento agli Eagles anche in "Slevin" - mi pare- per non parlare di "History of Violence", come Thomas ricorderà!), vedere sullo schermo quello che posso vedere dal vivo ogni giorno è quasi un'esperienza da mise en abyme! Poi devo ammettere che gli attori hanno lavorato molto sulla pronuncia: dubito che mai vedrete il film in lingua originale, ma se mai vi capiterà sappiate che quello è il vero accento del Massachusetts, con le "r" che diventano un prolungamento della vocale precedente e amenità varie. Il film comunque mi è piaciuto molto: bello il gioco di parallelismi, ottima colonna sonora (con tanto di Dropkick Murphys... ma so che a molti di voi non diranno nulla :-p) e ritmo incalzante, tanto da far volare i 152 minuti della pellicola. Scene violente presentate senza mezzi termini, che personalmente fatico a guardare ma che trovo appropriate nel contesto di un film del genere (del resto è Scorsese e sapevo cosa aspettarmi: ho ancora in mente l'epico scontro delle due fazioni in Gangs of New York! "No son, never. The blood stays on the blade. One day you'll understand"). Last but not least: Jack Nicholson sempre al top, non tanto della forma fisica (che già da qualche anno è visibilmente in discesa- ricordo che mi aveva colpito questo aspetto in "A proposito di Schmidt") quanto ovviamente della recitazione e dell'abilità di reinventare in modi sempre nuovi e perfetti quel suo personaggio base che spazia dall'eccentricità alla follia e che è abituato a ritenere universale e indiscutibile la propria visione del mondo. Che effetto però rivederlo ieri in tv in "Shining" (che non posso fare a meno di riguardare ogni volta che viene trasmesso) con 26 anni in meno!
Come al solito mi perdo nell'universo cinematografico... per tornare al mondo reale posso aggiungere che giovedì Merry, Sita e Jacinta si sono unite a me e a Lindsay per vedere Gray's Anatomy e che dopo il telefilm Jacinta è rimasta a parlare con Lindsay fino alle 5 del mattino (notare che Lindsay solitamente alle 11 massimo è a nanna!)... un evento! Venerdì sera sono stata a una cena con Stefano e dei suoi compagni di corso con rispettive fidanzate... ristorante indiano carino, cibo non proprio di mio gradimento, in compenso porzioni abbondanti di gossip harvardiano (Stefano negherebbe, ma ormai credo di sapere di più del mondo di Economics che non di quello linguistico-letterario-cinematografico!). Dopo cena sono uscita con Lindsay e le sue amiche, le quali, come ormai avrete capito, sono tutte accoppiate fra loro... Lindsay esclusa, infatti lei è stata molto felice che ci fossimo anch'io e Sita, visto che il club che avevano scelto era una sorta di Cassero locale, con netto predominio femminile (a dir la verità, indipendentemente dalla loro sexual orientation, che non mi riguarda, sono decisamente stufa di questo gineceo! Voglio i miei booooooyyyyyyys!). La musica comunque era discreta, so Eighties, e ho persino bevuto un cocktail! Sic! :-) Ma non è tutto: ieri sera alla festa di Merry (ovvero: come stipare 50 persone in un appartamento) ben due mixed drinks e due shots! Vabbè che i drinks li avevo mixati da sola e le proporzioni non erano proprio da bar, ma è un progresso comunque, no? Piccia, stai in guardia che ti raggiungo... ;-p Insomma, alla fine nonostante tesi & applications in ascesa sono riuscita a bilanciare work & play abbastanza bene... certo sarebbe il caso che l'ago della bilancia pendesse più dalla prima parte, ma credo che se ne parlerà dopo giovedì, visto che martedì spero di andare a Providence a visitare Brown e giovedì vorrei vedere Macy's Thanksgiving Day Parade a New York! Vedremo se andrà in porto tutto quanto, intanto meglio che torni a combinare qualcosa!

Allie

PS: Questa settimana è stata proficua anche dal punto di vista dei contatti con il vecchiomondo (e relative propaggini americane): fra le chiacchiere in VoIP con il Vet, Fede F., Lisa, Mirco (ovvero il mio cuginetto temporaneamente expat a L.A.), Marghe e perfino il Boss (previa organizzazione e Skype-chiamata da parte della sottoscritta, ovviamente!) e qualche chat con la Sara, Enzo e la Dany fanno capolino anche e-mail di Frens e -udite udite- di Andrea C., con tanto di foto! Incroyable! Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che si fanno sentire e invitare gli altri a fare altrettanto!

lunedì, novembre 13, 2006

"This is my house..."

... this is where I live...

[...]

And I sit by the window
And I wish I was rain
I want to fall from the sky
I want to get wet all over again

'Cause this is my house
It belongs to me
Inside my head
It's all that's left
This is my house
This is my bed
This is where I sleep
That was the dark
Those are my dreams
They belong to me"

- Elton John, "House"

A una bella serata con Stefano e Sita, prima al Paradise Lounge (concerto dal vivo: Happy Endings... questo titolo/nome mi perseguita!! Che sia un segno che la mia sceneggiatura è troppo lugubre e andrebbe modificata con quel ray of light finale che Lindsay suggerisce?!?) e poi alla festa di un'amica di Josh (popolata di attori divertenti ma dalla personalità impostata anche off-stage), segue una lunga e grigia domenica passata in compagnia degli ottocenteschi personaggi della tesi. Eh già, perchè qui non è tutto glamourous come potrebbe sembrare dal blog: come spiegavo alla Chy su Skype qualche ora fa, qui tendo a scrivere solo le cose degne di nota e a risparmiarvi la cinerea monotonia delle ore di studio e applications. Mi sembra normale e doveroso (qualcuno che non sia linguista vuole addentrarsi nei significati dei termini radcliffeani che raramente corrispondono a quelli odierni?!?), ma tenete presente che purtroppo dietro la facciata brillantinosa e flamboyant c'è anche una realtà quotidiana molto meno sfavillante (oggi sono più fitzgeraldiana del solito... ma non temete, nonostante tutto resto in contemplazione della luce verde alla fine del mondo, che nei momenti di nostalgia prende le sembianze del bel mondo bolognese in cui mi ri-immergerò a Natale!). Già, Natale... ovviamente qui vendono già decorazioni e quant'altro, e io ho comprato un po' di lucine colorate per decorare la mia casetta! Non le ho ancora appese, ma in compenso mi sono resa conto di non aver mai uploadato foto del mio appartamentino, quindi ho voluto rimediare con questo post, come avrete intuito dall'introduzione musicale! Ecco quindi la mia cameretta (notare l'abbondanza di lilla, il poster sui bushismi, i mobili assemblati da me e Stefano...), il mio bagno (quello di Lindsay è indecente, non mi azzardo a fotografarlo!) con le tendine fissate con le grucce (un paio di gancetti potevano pure metterli nella confezione!) e ovviamente un bagnoschiuma al latte e miele (trovo sempre il modo di rimediare alla mancanza di Bottega Verde!), il salotto (ora ci sono più poster, tutti di New York) e la cucina (pulita naturalmente dalla sottoscritta... 'sti yankees!!).

Buona settimana a tutti!

Allie

venerdì, novembre 10, 2006

"Open your eyes America..."

"Do you know the cost of future misery?
Have you lost your sense of sustainability?
We are just a step away
From realizing what we strive to be
But weve got to break out
From this insulated, blind and lame senility
Wake up the new america wo-oh!
Transcend the mass hysteria wo-oh!
Change is the thing youre wary of wo-oh!
We need a new america wo-oh!
Laurels, human triumph
Bestowments from the past
Victories dont mean a thing
If they dont last
We are just marching toward extinction
With blinders on our eyes
Jeopardizing everything
Weve learned and come to realize
You call that wise?
Open your eyes america wo-oh!
See through the lies they tell to us wo-oh!
Confront the fears that worry us wo-oh!
We need a new america wo-oh!
We dont have to be afraid to re-invent
Weve got to start to build
Progress and implement"

Bad Religion, "New America"







Chissà se sarà la volta buona. Naturalmente non ci si aspetta un cambiamento radicale e istantaneo - l'America, per quanto finga di ignorarlo, ha una quantità di problemi e contraddizioni al suo interno e nei rapporti esteri che non basterebbe una bacchetta magica per dipanare la matassa. Però intanto, come sperava il mio amico Justin (e, a quanto pare, molti altri con lui e con me) ieri e oggi "quando abbiamo aperto gli occhi il mondo era diventato un posto lievemente migliore". Sic fuit: dimissioni di Rumsfeld, debacle presidenziale, conquista del seggio decisivo in Virginia per avere la maggioranza democratica sia alla Camera che al Senato. E se Boston pareva più interessata alle elezione del governatore dello stato (soprendente la quantità di cartelloni in favore del neonominato Deval Patrick che la gente ha esposto nel proprio front yard nei paesini in provincia come Newton), il motivo era semplicemente che il Massachusetts era considerato "safe democratic state": ora che le elezioni sono concluse l'entusiasmo si fa sentire anche fra i New Englanders più vicini alle loro origini puritane. Staremo a vedere che cosa succederà, intanto "Double U" si dichiara aperto ai suggerimenti dei democratici sulla questione irachena. La strada è lunga, ma bisogna pur cominciare da qualche parte. Mi piacerebbe fare un giro nel midwest o nel middle of nowhere degli stati centrali e sentire che ne pensano da quelle parti, perchè in fondo sono sempre stata in luoghi tradizionalmente democratici e ho conosciuto ben pochi supporters di Bush, sia quest'anno sia a Philadelphia. In compenso ieri, come mi faceva notare Stefano, abbiamo trovato lo zoccolo duro marxista dell'America moderna! Sono finalmente riuscita a mettere in atto il progetto di visitare Yale in vista dell'application che sto compilando - solo che naturalmente ho beccato la giornata più piovosa dell'anno! Sigh! Ringrazio quindi doppiamente Stefano che mi ha accompagnata in una New Haven più grigia del solito, ha sguazzato tutto il giorno nelle scarpe inondate e si è sorbito un ritorno sul bus Greyhound! La giornata è stata sicuramente produttiva, sono riuscita ad incontrare tre professori di American & Film Studies e a rivedere una delle professoresse a cui ero più legata a Penn, in più ho parlato con una ragazza al quarto anno del programma. L'esito dei vari colloqui è stato però ambiguo: non solo quella con cui ho parlato è *l'unica* studentessa iscritta al combined PhD, ma l'ammissione sembra impossibile sia se faccio domanda per entrambi, sia se chiedo solo American Studies (Yale è la più quotata nel campo). Dulcis in fundo: non sono solo 5 anni... ma 6 o 7, e per quanto il campus sia bello, New Haven è davvero bruttina, oltre ad essere fuori dal mondo! Due ore e mezza di treno (55$!!!) oppure 4 su un pullman che per andare a Boston ferma nei due casinò del Connecticut... immaginate che compagnia!!
Comunque se non altro sono anche riuscita ad incontrare Mattia, ex linguista che ora fa un dottorato in Italian Studies; in più per caso ho anche incontrato Chris, un ragazzo che avevo conosciuto l'anno scorso all'aperitivo del Centro Studi California a Bologna! Pazzesco! (Foto a destra) Altra nota esilarante della giornata: ognuna delle persone con cui abbiamo parlato ci ha proposto di andare a bere o mangiare qualcosa... così siamo finiti tre volte nello stesso bar e due nello stesso diner!
Prossima tappa: Providence, per visitare Brown (che promette molto meglio) e per aggiungere il Rhode Island alla lista degli States che ho visitato! :-)
Intanto sabato scorso sono andata alla presentazione di Emerson College, qui a Boston: decisamente interessante!! Lì farò domanda senz'altro, poi penso che lascerò che il destino decida per me perchè francamente il mio cervello è sovraccarico d'informazioni e non sono più in grado di fare scelte ragionate!
Fortuna che a portarmi una ventata di freschezza la settimana scorsa è venuta la MONNY!!! Yay! La mia prima visita dall'Italia... ok, è stata qui solo un giorno perchè prima era a New York, però sono stata troppo contenta! Lei e il suo ragazzo Enrico (Monny: seal of approval garantito, e non solo per la Gazzetta!!) sono arrivati (esausti) mercoledì sera dopo ore di guida sulla I-95, e si sono accampati nel mio salotto (provvidenziale il letto gonfiabile di Stefano! Foto a sinistra), poi il giorno dopo abbiamo fatto un po' di giri e naturalmente... shopping (foto a destra: a Quincy Market, davanti a Yankee Candle Company)! La Monny stava quasi per avere una crisi da voglio-tornare-a-vivere-negli-States... certo, San Diego e Boston sono diverse, ma certi particolari sono davvero pan-americani! La sera siamo andati a mangiare a Legal Sea Foods... noi siamo rimasti sul classico (salmone e sogliola), mentre Enrico ha preso un'aragosta, cibo tipico del Massachusetts... servito con tanto di bavaglio allacciato dal cameriere (foto a destra)!
Per il resto poche news, sono stata a due career fairs con scarsi risultati (però è stato divertente vestirsi da young professional! Foto a sinistra) e ho fatto un altro mini-round di shopping con Sita. Volevo cambiare il cappotto che ho comprato con uno in cui le cuciture resistessero più di cinque minuti, ma non ce n'erano più, quindi mi toccherà lavorare ancora sulle mie tecniche da sartina... grr! In compenso ho trovato un paio di snow boots che mi saranno utilissimi quando arriverà il temuto inverno del Massachusetts. Il tempo per altro è stranissimo, un giorno si gela e il giorno dopo ci sono 15 gradi... Nel frattempo il foliage avanza, nel corso delle mie peregrinazioni cittadine ho potuto vederne altri esempi, di cui aggiungo un paio di foto. Quella a destra è Trinity Church a Copley Square (il mio "nuovo posto preferito"! :-p), quello a sinistra è uno scorcio del Boston Common, il primo parco pubblico degli USA. Grazie tante, a quell'epoca le città erano paeselli, e "qui era tutta campagna"... cosa se ne facevano dei parchi pubblici? :-)
Bene, tempo di chiudere su questa perla di saggezza e andare a recuperare le lenzuola e il resto dall'asciugatrice...

Allie

PS: Dimenticavo il consueto appuntamento cinematografico: domenica scorsa, dopo una cena-raduno di italiani all'estero, io e Stefano abbiamo raggiunto Ruchir, Stan e altri per andare a vedere "Borat: Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhstan
" al cinema di Harvard Square. L'eponimo protagonista è un personaggio del comico inglese Sacha Baron Cohen, meglio noto (?) come Ali G. Nel film Borat, personaggio televisivo "di spicco" di un Kazakistan volutamente rurale, incestuoso e arretrato, viene inviato in America per girare un documentario da cui la sua nazione possa trarre insegnamento. Naturalmente le usanze "particolari" di Borat e del suo compare, la loro promiscuità e la loro scarsa dimestichezza con il bon-ton forniscono le basi per la stragrande maggioranza delle gag, che sono sì divertenti, ma a mio parere nettamente abusate. Ovviamente molte uniscono una comicità decisamente slapstick alla dimensione corporea, con risultati esilaranti ma che alla lunga stufano (anche se le risate del pubblico in sala sono rimaste costanti per tutta la durata del film). Nota positiva: le riflessioni indirette sull'estremismo della "greatest country in the world" - gli unici che si trovano d'accordo con Borat sono dei frat boys completamente wasted e sciovinisti che gli danno un passaggio durante il loro road trip, nonchè i membri di una congregazione fondamentalista (la sequenza sulla glossolalia è identica a quella di alcuni filmati che ci hanno mostrato al corso di antropologia a Penn!). Giudizio finale medio, non tanto perchè il film sia politically incorrect (un po' di bad humor ogni tanto piace, purchè fatto bene!), quanto perchè sinceramente l'ho trovato sopravvalutato e in parte ripetitivo. A vous le choix.